Acustica- 9 istituti su 10, sono fuorilegge

In classe più rumore che al bar
«9 istituti su dieci sono fuorilegge»
Monitoraggio dell’Università di Brescia: aule costruite con materiali inadatti.
di Alessandra Dal Monte
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In classe come al ristorante o al bar. Spesso il rumore all’interno delle aule scolastiche raggiunge i livelli che si rintracciano in luoghi affollati e per definizione rumorosi. Con la conseguenza di rendere molto più faticoso l’apprendimento di bambini e ragazzi, perennemente “disturbati” dalle onde sonore. E di peggiorare la salute degli insegnanti, costretti ad affaticare la voce. Tutta colpa di un’acustica poco curata: la maggior parte delle aule non è dotata di materiali fonoassorbenti, perciò le onde sonore ci impiegano parecchio tempo a disperdersi, accumulando un fastidioso (e dannoso) effetto brusio. A rivelarlo è uno studio curato da un gruppo di ricercatori del laboratorio di Acustica applicata dell’Università di Brescia in collaborazione con l’ingegnere Cesare Trebeschi. Gli esperti hanno monitorato 25 aule di 13 istituti della provincia. Il risultato è che i valori del rumore nelle classi non sono solo fuorilegge rispetto alle norme italiane, già molto generose, ma incredibilmente superiori ai limiti suggeriti in alcuni Paesi, come la Francia e la Norvegia, attenti anche al benessere degli studenti con problemi di udito.

«Basterebbero 2.000 euro per limitare il rumore»
“Il nostro studio è limitato alla provincia di Brescia – spiega l’ingegnere e tecnico acustico Anna Marchesini, coordinatrice del gruppo – Ma non c’è motivo di ritenere che la nostra provincia sia l’esempio peggiore”. Tradotto, molto probabilmente la situazione è simile in tutta Italia. Eppure, spiega Marchesini, “gli interventi per migliorare l’acustica e abbassare il rumore nelle classi non sono troppo costosi: con duemila euro si installa un soffitto fonoassorbente, e se una scuola decidesse di sistemare più aule il prezzo potrebbe scendere”. Ma andiamo con ordine. Le leggi stabiliscono la rumorosità ideale di un luogo attraverso il “tempo di riverberazione”, cioè quanto a lungo le onde sonore rimangono sospese nell’ambiente. Le leggi italiane – del 1967 e del 1975 – fissano per le scuole un tempo di riverberazione di 1,2 secondi. Nelle aule monitorate dallo studio, però, il suono ci mette tra i 1,5 e i 2,3 secondi a disperdersi, con punte di 2,5 e 3 secondi. Ciò significa che resta “attivo” troppo a lungo, creando brusio e rumore di sottofondo. Questi valori, per intenderci, sono stati riscontrati in una sala per concerti sinfonici e nelle chiese, luoghi studiati proprio per mantenere attive le onde sonore. Un’altra misura del suono sono i decibel: il livello consigliato nelle scuole da diversi studi internazionali è di 45, ma a Brescia si è toccato il picco di 70 (un concerto produce 90 decibel, per fare un paragone). “Livelli di rumore altissimi, completamente inappropriati”, commenta Marchesini.

«Nove istituti su dieci sono fuorilegge»
Nel complesso, quindi, nove istituti su dieci tra quelli monitorati sono risultati fuorilegge rispetto al tempo di riverberazione (ma le norme non prevedono sanzioni) e non idonee rispetto ai decibel consigliati. Ma non è tutto: in Paesi più sensibili al tema dell’acustica le prescrizioni della legge per i tempi di riverberazione sono molto più severe, 0,6 secondi in Norvegia, 0,4 in Francia. “Questi valori consentono anche ai bambini con problemi di udito di capire le lezioni – spiega Marchesini – Il valore italiano, 1,2 secondi, in realtà è alto. L’ideale per i bambini con un udito normale è 0,8, per gli ipoacusici 0,4”. Lo studio dei ricercatori è partito proprio da un contatto con l’Associazione genitori dei sordi bresciani, che ha sollevato il problema dell’acustica nelle scuole. Ai livelli di rumore attuali, un bambino ipoacusico non riesce a fare lezione. E anche i suoi compagni senza problemi di udito sono penalizzati. “Il rumore rallenta e peggiora l’apprendimento – continua Marchesini – Alcuni studi, per esempio, dimostrano che i bambini che mangiano a casa nelle lezioni pomeridiane rendono più di quelli che mangiano a mensa, perché il rumore del refettorio li stordisce. Poi è stato misurato che più è alto il livello di rumore più aumentano gli errori degli alunni negli esercizi. E, ancora, che gli insegnanti si ammalano e si stressano di più. Queste cose in letteratura si sanno da anni, ma nessuno ne parla”.